Fedele ai miei propositi di viaggio sono stata nella Sicilia orientale per cinque giorni, di cui tre lavorativi e anche piuttosto intensi.
Il tempo mutanghero e mutevole, un po' ombroso, è diventato il leit - motiv delle nostre chiacchiere fino a venerdì: "Ma come è variabile, il tempo qui in Irlanda"è diventata presto la nostra frase preferita. Per lavoro sono anche finita sul giornale, e ciò mi ha portato a scoperte quasi clamorose: omamma, ma io davvero somiglio così tanto e in modo così netto a mio padre?

In tanti giorni ho avuto spesso sprazzi e idee che avrei voluto poter fissare su carta o a video. Non ci sono mai riuscita, c'era sempre qualcosa di più urgente da fare... e così ora i colori della Sicilia, trasportati in questo spazio freddo e piccolo, mi sembrano meno vivi e fatico a renderli reali.

Ho visto Ragusa e Ragusa Ibla che di notte richiama il presepe, Modica terra del cioccolato e patrimonio dell'umanità, Scicli e il mare di Donnalucata, Francofonte e Fiumefreddo, Catania e l'Etna.
Il vulcano con la neve. Il posto che per me è stato la calamita. Un richiamo potente.

Siamo arrivati a Randazzo, da est, e siamo tornati da Randazzo a Catania passando da ovest - dunque facendo tappa a Bronte, radice dei pistacchi.

Potrei scrivere dei ristoranti - trattorie - locande dove ci siamo sfamati e dove ci hanno nutrito (non solo di cibo); potrei parlare dei luoghi del commissario Montalbano, del cane che dormiva beato in fondo alla chiesa, del matrimonio a cui ci siamo inaspettatamente imbucati.
Potrei raccontare - e ne avrei molte da dire - dei profumi e dei sapori della Sicilia, ingentiliti dal tempo freddo di questi giorni (chissà , forse un dono per me, vista la mia fatica ad accettare il caldo), dei fruttivendoli con carrubo, platano, pomodorini mai visti prima, meloni bianchi... della cioccolata di Modica, dei cannoli e della ricotta, dell'onnipresente finocchio e finocchietto selvatico.

Potrei anche raccontare delle piante (i miei compagni di viaggio si sono stupiti 'Ma tu osservi solo piante e animali?'): magnolie secolari, fichi d'india dal tronco possente e stracolmi di frutti, spezie profumate e aromatiche, palme maestose che si stagliavano contro il cielo continuamente variabile e vario.

Ma tutto sbiadisce, a confronto con la donna di Sicilia incontrata alle falde dell'Etna. Una donna di 35 anni che ha abbandonato la vita precedente per tornare nel feudo di famiglia a gestire le vigne e i frutteti, a dar vita a una ristretta produzione di Etna Rosso (un vino fatto con il Nerello Mascalese).
Una donna che ha paura a vivere sola, eppure vive sola. Una persona che parla di yoga e di maestri.
Una donna che ha trovato in sè le energie e le spande intorno, e le usa per essere presente a sè e al mondo.
Una donna nobile, che ha saputo farsi riconoscere dai suoi operai come "la signora". Una donna che ha ripreso le redini della sua terra e non si lascia abbattere dalle difficoltà (inevitabili).

La lava si fermò nel 1981 a pochi passi dalla sua vigna. Il vulcano ha forgiato questa fanciulla nella sua crescita, sempre presente a se stessa, mai aspra con noi e mai tagliente, sempre determinata e passionale.
Sono stata fortunata negli incontri. La Sicilia mi ha rapita.

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