Ma guarda. E’ da lunedì che non scrivo.
E’ stata in effetti una settimana molto impegnativa, per il lavoro e per la casa.
Milano, i certificatori in ufficio, Valdobbiadene e la presentazione di un progetto alla stampa – per il lavoro; la fine dell’anno con tutto l’irrisolto che si porta dietro e che nonostante la nostra lotta che dura ormai da un anno pieno non sembra avere sbocco, la nonna che è stata di nuovo male, la mamma partita di fretta per Torino e il Natale che sta arrivando – per la vita privata.
Mi nutro di piccole cose.
E mi sorprendo a progettare nel piccolo, per quel che so non verrà disatteso:
Anche se mi frulla in testa da un po’ un festeggiamento come si deve del mio compleanno, quest’anno, il sabato prima di Natale, a Torino. Con gli amici nuovi e quelli che arrivano da in fondo al cuore. Nel posto che rappresenta la mia radice profondissima e indiscutibile.
L’anno scorso avevo abbandonato i festeggiamenti di Natale.
Una bolla, di angoscia e di pianto, di dolorosissima crescita e di tanto amore comunque: così ricordo quel tempo.
L'anno prima, il 12 dicembre, è morta la zia Germana. Comincio a capire perchè sono timorosa nel pensare il Natale come un tempo bello e ricco... viste le esperienze recenti.
A proposito di ricordo, vorrei fissare in memoria la definizione che ho sentito ieri per radio e che tanto ha fatto discutere in macchina, durante il viaggio di ritorno:
E’ stata in effetti una settimana molto impegnativa, per il lavoro e per la casa.
Milano, i certificatori in ufficio, Valdobbiadene e la presentazione di un progetto alla stampa – per il lavoro; la fine dell’anno con tutto l’irrisolto che si porta dietro e che nonostante la nostra lotta che dura ormai da un anno pieno non sembra avere sbocco, la nonna che è stata di nuovo male, la mamma partita di fretta per Torino e il Natale che sta arrivando – per la vita privata.
Mi nutro di piccole cose.
E mi sorprendo a progettare nel piccolo, per quel che so non verrà disatteso:
- i biscotti di prova, per il Natale (stasera);
- un cuscino – per cominciare, ma saranno di più se riesco – per i divani color panna. Ricamato con le mie mani e sotto l’abile supervisione della zia Maurilia, maga indiscussa del ricamo a qualunque punto;
- una videointervista da realizzare con Alessandro, il cugino adolescente in conflitto con i genitori, stile ‘giornata della memoria’ con la nonna Ottavia che ci parla di come lei ha vissuto la guerra: quella in Italia, nelle campagne con tre bambine piccole, ma anche quella di indipendenza in Congo, con la fuga in Sudafrica e mia madre che – 18enne – lavorava per la Croce Rossa come interprete. Obiettivo di questa intervista: postarla su www.memoro.org.
Anche se mi frulla in testa da un po’ un festeggiamento come si deve del mio compleanno, quest’anno, il sabato prima di Natale, a Torino. Con gli amici nuovi e quelli che arrivano da in fondo al cuore. Nel posto che rappresenta la mia radice profondissima e indiscutibile.
L’anno scorso avevo abbandonato i festeggiamenti di Natale.
Una bolla, di angoscia e di pianto, di dolorosissima crescita e di tanto amore comunque: così ricordo quel tempo.
L'anno prima, il 12 dicembre, è morta la zia Germana. Comincio a capire perchè sono timorosa nel pensare il Natale come un tempo bello e ricco... viste le esperienze recenti.
A proposito di ricordo, vorrei fissare in memoria la definizione che ho sentito ieri per radio e che tanto ha fatto discutere in macchina, durante il viaggio di ritorno:
Il ricordo è una sintesi proteica (Praticamente una bistecca?)
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