Bloody Mary con delitto
Sono andata a un Murder Party, organizzato fin nei minimi dettagli. Non è proprio come una Cena con delitto, ma quasi.
Bloody Mary, come il titolo del racconto - traccia, della serie Aperitivo con delitto (si trova qui).
Un gioco divertente davvero, e per me nuovo.
Le persone che ho incontrato io avevano dalla loro il vantaggio della conoscenza reciproca - in alcuni casi decisamente approfondita - , un po’ di sana autostima, un pizzico di narcisismo e la voglia di entrare nei panni di qualcun altro. Noi investigatori ci siamo divisi bene i ruoli, negli interrogatori, nell’ascoltare le risposte, nel prendere nota ecc.
Aver diviso le squadre in “maschi” e “femmine” ha un po’ tarpato le ali alle domande della parte maschile, più interessata a rivestire il ruolo del macho investigatore che a rovistare nei segreti dei personaggi. Del resto come avrebbero potuto imporsi e fare domande, contro quattro donne?
Divertita? Sì, molto. Il fatto che la mia squadra abbia scoperto il colpevole, il movente, l’occasione e il metodo è un dettaglio.
- Il luogo della festa:una mansarda assai ampia, con camino e senza “arredamento”, solo una tv – ignorata – un divano, molte sedie, un tavolo e altre sedie.
Bloody Mary, come il titolo del racconto - traccia, della serie Aperitivo con delitto (si trova qui).
- Eravamo in 12, organizzatore compreso. Due squadre di investigatori, 5 personaggi, un morto solo ‘raccontato’ e mai visto.Un morto che si concretizza e prende corpo grazie alle parole dei personaggi.
Un gioco divertente davvero, e per me nuovo.
- Poche le regole base. Ogni personaggio conosce la sua storia, quello che può rivelare senza reticenze, quello su cui deve essere evasivo, quello che lo lega agli altri personaggi della storia e nulla più. Nessuno – tranne l’assassino – conosce il colpevole. Del resto, e come è facilmente intuibile, solo l’assassino è autorizzato a mentire sul punto chiave.
Le persone che ho incontrato io avevano dalla loro il vantaggio della conoscenza reciproca - in alcuni casi decisamente approfondita - , un po’ di sana autostima, un pizzico di narcisismo e la voglia di entrare nei panni di qualcun altro. Noi investigatori ci siamo divisi bene i ruoli, negli interrogatori, nell’ascoltare le risposte, nel prendere nota ecc.
Aver diviso le squadre in “maschi” e “femmine” ha un po’ tarpato le ali alle domande della parte maschile, più interessata a rivestire il ruolo del macho investigatore che a rovistare nei segreti dei personaggi. Del resto come avrebbero potuto imporsi e fare domande, contro quattro donne?
Divertita? Sì, molto. Il fatto che la mia squadra abbia scoperto il colpevole, il movente, l’occasione e il metodo è un dettaglio.
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