dei post scritti di getto

Ok, parliamone. Stavo cercando di fare la brava e scrivere un post sì, per punti, e sì, dettagliato con le sensazioni e la vita vissuta in queste settimane.
Ma la mia reazione di fronte alle parole scritte non di getto - le parole limate e sistemate - è quella di una estrema stanchezza, come se quei vocaboli lasciati a decantare per più di qualche ora fossero diventati rapidamente aceto, come un vino mal tappato.

E' un mio difetto - e ho l'impressione che sia un regalo del 2010 (o del 2009) -  il non saper (più) fermare il pensiero per sviscerare gli eventi avvenuti. Forse però non è un difetto. Lo potrei quasi definire una nausea da eccessivo arrovellamento.
La vita è vita, le parole per spiegarla vanno centellinate e si trasformano, quando riusicamo a masticarle senza pensarci troppo, in azioni e modi e comportamenti che ci fanno completi.
Qualche volta, insomma, è meglio vivere che raccontarsi la vita. Pensando di avere tutto il tempo del mondo davanti, ma sfruttando fino all'ultimo secondo il tempo che ci è concesso (che non sappiamo davvero quanto sia).

Queste considerazioni un po' sconclusionate nascono dalla notizia di una morte improvvisa e imprevista, questa mattina, di un signore - un conoscente, nel mio caso - che ho incontrato spesso per lavoro.

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