dei sogni, ancora e di nuovo

Anche stanotte ho sognato. Non è la prassi, ma in questi giorni sta tornando ad essere una abitudine.

Questa volta il protagonista era il mio collega G., una persona pacata, positiva e di solito sorridente, improvvisamente investito del compito non facile di architetto riorganizzatore di spazi. Insomma, nel sogno cambiavamo ufficio e spettava a lui dividere questo enorme spazio vuoto in tanti spazi ragionevoli e funzionali.

Il nostro ufficio nuovo - nel sogno - è un grande locale piastrellato, come in una casa di campagna degli anni '60, con il lavello gigante in un angolo e il mosaico piccolo di ceramica a circondare la zona lavello. Ci sarebbe stata benissimo una donna con il grembiule e il fazzoletto in testa, a lavare i panni, in quella specie di lavatoio.
G. mi dice, appoggiato sul tavolo di fortuna intorno al quale lui ed io stiamo guardando i progetti,: "Ecco, vedi, qui verrebbe tutto diviso in questo modo, ma tu e questi altri dovrete - credo, se non ho capito male - andare nella parte di sopra, più organizzata. E non so perchè hanno affidato a me questo compito, che non l'ho mai fatto. Spero che non si scontenti nessuno". 
E poi compare una mia ex collega dai capelli rosso fiamma, folti e ricci, assolutamente inconfondibile.
Mi accorgo che lei non sa nulla, guardo G. e decido che devo essere io ad informarla.
Lei rimane basita, poi mi abbraccia e dice, con la sua solita aria contenta e preoccupata insieme "sono contenta, ci voleva un bel cambiamento". Intanto G. continua a studiare la disposizione delle finestre e dei box, in questo spazio luminoso, arioso e profumato di primavera.
E io mi sveglio...

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