di giornate bellissime e del perchè non durano

Nonostante tosse e mal di gola imperanti (sì, sono all'undicesimo giorno di antibiotico), nei giorni scorsi ho passato momenti memorabili, anche per questo 2017.
Li segno qui, per ricordarmene in futuro.
Episodio uno: la crisi della mezza età
Giovedì sera, dopo una vita da reclusa, mi concedo una birra in compagnia di un conoscente. Avevamo disquisito di lavoro in chat, ed era necessaria una integrazione alle chiacchiere.
L'incontro mi ha catapultata nel 'paese reale': la crisi dei 40 anni colpisce tutti, e il rigurgito di adolescenza arriva con matematica precisione, perfino in chi riesce a gestire con consapevolezza e con lucidità il suo percorso lavorativo, organizzandolo per farlo diventare qualcosa di solido e robusto...
E' la solita vecchia storia: donna molto giovane (molto) seduce -suo malgrado- uomo affermato, che sceglie di buttare all'aria la vita attuale per costruirne una che gli permetta un avvicinamento. Lei, saputolo, scappa con la beata incoscienza dei vent'anni. Lui, ormai lanciato, si guarda dall'esterno e riconosce piccoli errori, senza vedere l'errore principale. Risultato: una vita all'estero buttata - quasi - alle ortiche per ricominciare - quasi - daccapo in un paese senza prospettive (il nostro, oggi).
Episodio due: improvvisamente, un lunedì
Andare a bersi una birra mi è piaciuto, e decido di bissare lunedì sera.
Non è la prima volta che ci provo, ma di solito la precisione intuitiva di mio figlio lo fa stare sveglio fino a notte fonda proprio la sera in cui vorrei uscire. Questa volta no. Si è addormentato beatamente alle 21.30, e io sono uscita alle 23, per l'agognata birra con un amico.
Anche questa volta si è parlato (quanto è bello parlare, confrontarsi, chiacchierare fino a notte fonda: è una delle cose che più mi mancano dei venti - anche trenta - anni): di noi, delle nostre abitudini, delle famiglie, del crescere, dell'essere simili ai nostri genitori, e di sperare di non esserlo troppo.
Ci sono volte che le serate vengono bene così, senza metterci troppo. Ecco, è stata una di quelle serate, da custodire con molta cura in un cassetto della memoria.
Episodio tre: Liberazione
Una giornata in compagnia di mio fratello, mia cognata, i loro amici, i bambini. Una grigliata, le solite battute sull'essere vegetariani (mia cognata lo è), le osservazioni un po' -a volte molto- limitate. Di per sé pareva una giornata senza infamia e senza lode. E invece è diventata un momento rigenerante, nel quale stare a dondolare davanti alla facciata della casa di campagna, e provare a prospettarsi un futuro diverso, disegnandosi i prossimi 5/8 anni in un mondo fluido ma solido, di quelli che ti permettono di fare quel che vuoi rimanendo sempre connesso col mondo, e non solo con i vicini di casa. Da momenti come questo mi porto a casa sempre la voglia di approfondire i discorsi con alcune delle persone presenti (e la paura di rimanere molto delusa nello scoprire che non c'è niente dietro), l'incapacità di farlo o di creare le occasioni, la pace che mi dà stare con un gruppo di bambini - piccoli o piccolissimi che siano. Una foto scattata di sorpresa dimostra chiaramente che sì, stavo proprio bene.


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